Spazio europeo dei dati sanitari - 2022/0140(COD)
Relatori Sokol - PPE / Tardino - ID
La proposta è stata presentata nel 2022 ed è ora in fase di potenziamento, dal momento che il sistema sarà un precursore del più ampio progetto di identità digitale europea, attualmente in fase di discussione, che prevede l’unione di tutte le proposte riguardanti la trasmissione dei dati, la loro lettura in sicurezza, la tutela della privacy dei singoli e la cybersicurezza di eventuali server di immagazzinamento dei dati sensibili nei vari settori della vita quotidiana. A questo scopo sarebbe progettata la piattaforma MyHealth@EU, disponibile in tutti i Paesi membri e collegata fra tutti i sistemi tramite server cloud.
L’attuazione della proposta è sostenuta dal punto di vista giuridico dai Trattati europei e dal Regolamento generale della protezione dei dati (GDPR), già approvato nel 2016.
L’Ue metterebbe a disposizione più di 11 miliardi per garantire una corretta transizione del settore per l’utilizzo primario (5,4 mld) e secondario (5,6 mld) dei soggetti della proposta, incluso anche l’implementazione della piattaforma MyHealth@UE.
Il piano in fase di negoziato al Parlamento europeo ha diversi obiettivi:
- Uso primario dei dati: si vuole dare la possibilità ai professionisti della sanità operanti nel territorio dell’UE di accedere alle cartelle elettroniche della persona in cura con nazionalità di un altro Paese membro, senza dover passare per i lunghi iter burocratici di richiesta dei dati;
- Uso secondario dei dati: si vuole dare la possibilità a ricercatori, industrie, ecc. di accedere ai dati sanitari dei cittadini europei per lo studio e la prevenzione delle malattie. Questa è sicuramente la parte più controversa della proposta, poiché è necessario tutelare la privacy dei cittadini prima di tutto, pur sostenendo lo sviluppo di medicinali e vaccini innovativi.
- Prevenzione: in seguito agli insegnamenti della Covid-19, la proposta vuole focalizzare l’attenzione sul prevenire eventuali altre epidemie grazie al sistema dell’interoperabilità della PA e strutture sanitarie, progettando un piano di contenimento condiviso a livello nazionale e transfrontaliero.
- Innovazione: seppur collaterale, l’introduzione della telemedicina e di una digitalizzazione intensiva porterebbe il settore medico ad avviare cambiamenti necessari, fra le quali corsi di aggiornamento del personale sanitario per spingere ad usare i nuovi sistemi e garantire il corretto funzionamento di tutto l’apparato.
Gli emendamenti presentati hanno l’obiettivo di migliorare in maniera concreta e proattiva la proposta, introducendo soprattutto:
- Maggior tutela del paziente e dei suoi dati sanitari, mantenendo allo stesso tempo un sistema snello da una burocrazia attualmente troppo aggressiva;
- Tutela della proprietà intellettuale delle aziende sanitarie, fondamentale per far sì che queste conducano ricerca e portino a innovazione nel settore. I dati sotto brevetto di un’azienda che innova non devono essere utilizzati senza il loro permesso.
La questione più dirimente della proposta è la scelta tra l’opt-in e l’opt-out per il paziente:
- Proposta Commissione - opt-in: la proposta di base prevede l’opt-in incondizionato, ossia la necessità che il paziente dia il proprio consenso per il trattamento dei suoi dati, sia per uso primario che per uso secondario. Questo certamente va a tutelare la privacy dei cittadini europei, ma allo stesso tempo rischia di mettere a repentaglio il funzionamento della proposta, perché molti pazienti potrebbero decidere di non vincolarsi.
- Posizione centrodestra: PPE, ECR e ID sostengono un sistema di opt-out che quindi vincola automaticamente i pazienti all’uso primario e secondario dei loro dati sanitari, a meno che gli stessi pazienti non chiedano espressamente di essere esentati. Questo permetterebbe un ottimale funzionamento del sistema, perché andrebbe ad evitare passaggi burocratici farraginosi.
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